Rigopiano: la relazione per la Carta Valanghe ci sarà a primavera

Rigopiano: la relazione per realizzare la Carta Valanghe in consegna a primavera, con un anno di anticipo.

“Se non ci saranno imprevisti entro la primavera ci sarà una prima bozza della relazione sulla Carta delle Valanghe”. E’ l’annuncio del direttore del Dipartimento regionale Territorio e Ambiente, Pierpaolo Pescara, sull’accelerazione, a tre anni dalla tragedia di Rigopiano dell’iter relativo all’approvazione e alla applicazione della Carta di localizzazione del pericolo da valanghe (Clpv), il cui primo passaggio era previsto per il marzo del prossimo anno. La documentazione di cui la Regione avrebbe dovuto dotarsi nel lontano 1992, è uno degli elementi al centro della maxi inchiesta e poi del processo sulla tragedia di Rigopiano, che tre anni fa ha causato la morte di 29 persone in seguito alla valanga che si è abbattuta sull’albergo di lusso. Proprio per il colpevole ritardo nella redazione della Carta sulla quale si è cominciati a lavorare nel 2014 con un andamento lento anche per la carenza dei fondi destinati, sono indagati i dirigenti regionali Carlo Visca, Vincenzo Antenucci, Pierluigi Caputi, Sabatino Belmaggio, Nicola Primavera e Carlo Giovani. Sono stati prosciolti invece i presidenti delle regioni e gli assessori che si sono succeduti. Il lavoro è coordinato dallo stesso Belmaggio, dirigente del servizio di prevenzione rischi di protezione civile, il settore che ha commissionato l’appalto, che evidentemente, è stato ritenuto all’altezza del complesso compito, nonostante sia indagato per i ritardi. A realizzarla, è l’Ati composta da Aia Engineering, di Trento, I.C. srl di Milano, Soildata di Lecco e dall’ingegner Mauro Barberi, che ha vinto il bando assegnato nel febbraio 2018, per 700 mila euro, con tempo fissato per consegnare i lavori, a marzo 2021. Un tempo ritenuto eccessivo a partire dal presidente, Marco Marsilio, che ha commissionato una relazione sullo stato dell’arte dell’iter e che, unitamente alla dirigenza, avrebbe già avuto rassicurazioni dall’ati sulla concreta possibilità di avere l’elaborato molto prima. In modo tale da procedere agli altri passaggi. Ovvero: istruttoria per verificare la completezza della Carta, e la sua aderenza a quanto stabilito nel bando di gara, approvazione in giunta regionale, la notifica ai 184 comuni montani coinvolti, l’attesa delle osservazioni da parte loro, eventuali integrazioni e modifiche, esame delle prescrizioni da parte del Comitato regionale per lo studio della neve e delle valanghe (Coreneva), alla nuova approvazione in Giunta, e quindi il definito varo da parte del consiglio regionale. “Questo programma – continua Pescara – rappresenta un passo molto importante in riferimento alla riconoscibilità dei rischi sul territorio regionale, rappresenta un avanzamento della conoscenza dei pericoli che sono propri della geomorfologia della regione e un punto di partenza per la elaborazione di piani di sicurezza territoriali più approfonditi e dotati di elementi scientifici a supporto. Voglio precisare che si tratta di una implementazione dei livelli di sicurezza e conoscenza già molto alti in quanto sono sono diversi i piani di rischio eleborati dalla Regione Abruzzo in termini di protezione civile”. Secondo molti esperti e la Procura di Pescara la tragedia si sarebbe potuta evitare con la Carta delle valanghe. Quando sarà approvata, l’Abruzzo avrà uno strumento che nelle aree soggette a pericolo potrà “sospendere l’edificazione, la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che possa comportare un rischio per la pubblica e privata incolumità”. E consentire al Coreneva di prescrivere, “qualora le condizioni di rischio siano ritenute eccezionali ed attuali, l’immediata sospensione di ogni utilizzazione delle opere e delle aree”, ovvero l’evacuazione, “condizionandone il ripristino alla preventiva realizzazione di idonei interventi di difesa”. Esattamente quello che sarebbe dovuto avvenire a Rigopiano in quel maledetto 18 gennaio. Nell’intestazione del capitolato si legge che la Clpv regionale dovrà riguardare “tutti i territori abruzzesi al di sopra di 1.000 metri sul livello del mare con il 25% di pendenza”.

“Ma con la carta valanghe non è certo che si fosse potuta evitare la tragedia”, secondo fonti tecniche vicine alla Regione riferite dall’ANSA. – Non è certo che se la Carta di localizzazione del pericolo da valanga (Clpv) fosse stata in vigore il 18 gennaio 2017, giorno della tragedia di Rigopiano, il disastro si sarebbe potuto evitare: è la novità rispetto ad uno degli elementi al centro della maxi inchiesta e del processo che emerge in concomitanza nel terzo anniversario dell’evento che ha causato la morte di 29 persone. Secondo alcuni esperti e fonti vicine alla Regione, il documento di prevenzione non è una carta scientifica e quindi non in grado di prevedere le calamità (come nei terremoti), ma un atto pianificatorio che rappresenta graficamente le località e i territori potenzialmente in pericolo, basandosi però sul parametro di eventi accaduti precedentemente o di tracce lasciate sul terreno. Tanto che in larga maggioranza vengono citati bacini montani e sciistici dove si sono verificate valanghe. In base a questo, Rigopiano non sarebbe stata ricompresa in una eventuale Clpv e quindi non sarebbero scattate misure di prevenzione dettate dal documento in questione. Ciò perché, secondo quanto appreso, storicamente non risultano eventi di portata catastrofica ma piccoli distacchi di neve che sarebbero stati registrati nella sommità e comunque in territori molti lontani dall’area interessata dall’albergo di lusso. Cosa diversa dalla situazione attuale in quanto nella Carta in via di realizzazione, la località pescarese, alla luce di quanto accaduto, sarà individuato sicuramente come sito valanghivo. Da sottolineare che i tre principi che ispirano la Clpv sono la foto interpretazione delle tracce lasciate sul terreno, la memoria storica degli eventi calamitosi e la mappatura degli stessi avvenuti nel passato. In questo senso, emerge, rispetto alle responsabilità al vaglio della magistratura, il rimpallo tra gli enti locali, in particolare il Comune, in relazione alle misure di sicurezza, prevenzione ed emergenza. Rispetto all’accusa secondo cui la Carta non sarebbe stata realizzata per mancanza di fondi, secondo secondo quanto si è appreso, gli uffici regionali preposti avrebbero segnalato la necessità di reperire risorse per completare il documento che sia stava predisponendo a lotti, secondo le priorità stabilite dal Comitato regionale per la neve e le valanghe.

E’ nata intanto l’Agenzia Regionale di Protezione Civile – Il nuovo codice di Protezione civile (Decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018), ma soprattutto la recente istituzione dell’Agenzia regionale di Protezione civile (legge regionale n.46 del 20 dicembre 2019), sono le novità più importanti nella gestione delle emergenze in Abruzzo a distanza di tre anni dalla tragedia di Rigopiano. A sostenerlo sono le fonti della Protezione civile regionale. Il nuovo codice di Protezione civile punta a semplificare le regole con l’obiettivo di garantire una operatività lineare, efficace e tempestiva. In particolare, tra le novità che riguardano la gestione delle emergenze, è da segnalare l’introduzione dello stato di mobilitazione, che consente al sistema territoriale di mobilitare le sue risorse e di chiedere anche il concorso delle risorse nazionali, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza. Il codice introduce inoltre il principio della partecipazione dei cittadini finalizzata alla maggiore consapevolezza dei rischi e alla crescita della resilienza delle comunità: tale partecipazione può realizzarsi in vari ambiti, dalla formazione professionale, alla pianificazione di protezione civile e attraverso l’adesione al volontariato di settore. L’agenzia regionale, con sede all’Aquila, sarà dotata di piena autonomia organizzativa, gestionale, contabile e finanziaria, e avrà il direttore – ancora da nominare – e il revisore legale: l’incarico di direttore sarà conferito dalla Giunta, mentre il revisore verrà nominato dal Consiglio regionale con un incarico della durata di tre anni. L’agenzia, oltre alle finalità di Protezione civile, avrà anche il compito di fare informazione e comunicazione, sensibilizzazione e attività di educazione civica, con particolare riferimento alle popolazioni sottoposte a rischio. Il ruolo del presidente della Regione – riferiscono le fonti – a differenza del passato, sarà quello di massima autorità territoriale responsabile di tutto quello che riguarda la Protezione civile. “L’Abruzzo – aveva commentato il governatore Marco Marsilio subito dopo l’approvazione della legge – ha l’ambizione di diventare una regione pilota a livello nazionale per far fronte in maniera tempestiva e organizzata alle emergenze che, purtroppo, sono sempre più frequenti”. In Abruzzo ci sono 160 organizzazioni di volontariato, che raccolgono complessivamente circa settemila persone; il parco mezzi invece conta 120 fuoristrada, 20 grandi gruppi elettrogeni e 25 idrovore della Regione.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.