Processo Bussi bis: le richieste del pm Mantini

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Processo Bussi bis: le richieste del pm Mantini di derubricazione del fatto da doloso a colposo. Sentenza attesa per il 22 dicembre.

Processo Bussi bis: il pm Anna Rita Mantini ha chiesto la derubricazione del fatto da doloso a colposo e conseguente intervento della prescrizione, per tutti e cinque gli imputati, nel caso in cui venisse riconosciuta la sussistenza del fatto. Le richieste sono state formulate questa mattina in tribunale a Pescara, davanti al gup Maria Carla Sacco, dal pm  nell’ambito  di uno stralcio del filone principale del processo denominato Bussi bis. L’inchiesta è partita nel 2007  in seguito alla scoperta della discarica di rifiuti tossici Tremonti  a Bussi sul Tirino. Gli imputati sono Giorgio D’Ambrosio, che all’epoca dei fatti era presidente dell’Ato , l’allore presidente dell’Aca Spa Bruno Catena e il direttore generale e il direttore tecnico dell’azienda consortile acquedottistica  Bartolomeo Di Giovanni e Lorenzo Livello  e Roberto Rongione, responsabile del Servizio Sian della Asl di Pescara. Sono accusati di distribuzione di acqua avvelenata. Dopo la lunga requisitoria del pm, Mantini  che a questo punto mira esclusivamente all’affermazione della sussistenza del fatto per colpa grave, hanno preso la parola le parti civili e da pochi minuti sono iniziate le prime arringhe degli avvocati della difesa, che chiederanno l’assoluzione per tutti gli imputati. Per l’avvocato Franco Perolino, legale di parte civile per conto del Comune di Pescara, la richiesta del Pm Mantini rappresenta  un colpo di scena l. L’avvocato afferma che se verrà accolta la richiesta, verrà comunque riconosciuta la sussistenza del fatto.L’avvocato di parte civile del Comune di Castiglione Lino Sciambra si augura che il giudice concluda con la piena affermazione delle responsabilità degli imputati .L’ipotesi della derubricazione confermerebbe comunque che i fatti sussistono e aprirebbe il campo alle azioni risarcitorie sul piano civile”. Per l’avvocato Fabrizio Di Carlo, difensore di Bartolomeo Di Giovanni , la richiesta di derubricazione era in parte prevedibile, alla luce di come era stato condotto l’esame dei consulenti nominati dal Pm .” In ogni caso – ha detto –  noi insisteremo perché sia riconosciuto che il fatto non sussiste”. Intanto le parti civili hanno chiesto oltre ventitre milioni e 250 mila euro di risarcimenti, per danni di immagine, alla salute e patrimoniali. A carico dei cinque imputati Giorgio sono state avanzate richieste di risarcimento pari a 10 milioni di euro, da parte del Ministero della Salute, per danni alla salute, a 5 milioni di euro, da parte della Regione, per danni di immagine, a 5 milioni di euro, dal Comune di Pescara, per danni di immagine e patrimoniali. L’Aca e i comuni di Manoppello e Castiglione a Casauria hano chiesto  un milione di euro  di risarcimento mentre le associazioni Codici e Assoconsum hanno presentato una richiesta pari a 250 mila euro ciascuno. Le associazioni Wwf e Anpana, infine, hanno rimesso al giudice la quantificazione del danno. La sentenza è attesa per il prossimo 22 dicembre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ci auguriamo che il giudice concluda con la piena

 

affermazione delle responsabilità degli imputati – ha osservato

 

Lino Sciambra, legale di parte civile del Comune di Castiglione

 

(Pescara) – L’ipotesi della derubricazione confermerebbe

 

comunque che i fatti sussistono e aprirebbe il campo alle azioni

 

risarcitorie sul piano civile”.

 

L’avvocato Fabrizio Di Carlo, difensore di Bartolomeo Di

 

Giovanni, imputato in qualità di direttore generale dell’Aca, é

 

il meno sorpreso di tutti. “La richiesta di derubricazione era

 

in parte prevedibile, alla luce di come era stato condotto

 

l’esame dei consulenti nominati dal pm – ha detto Di Carlo -. In

 

ogni caso noi insisteremo perché sia riconosciuto che il fatto

 

non sussiste”.