Pescara, Ilaria Cucchi: “Da Nistri le parole che avevo bisogno di sentire”

Presente al premio Borsellino a Pescara Ilaria Cucchi commenta le ultime dichiarazioni del Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri”.

“Sono le parole che ha bisogno di sentirsi dire un cittadino perbene, che porta avanti una battaglia sulle proprie spalle, nonostante il dolore che gli è stato inflitto da appartenenti allo Stato e nonostante il fatto che le istituzioni abbiano consentito che la famiglia di Stefano Cucchi affrontasse anni di processi sbagliati sapendo quali erano le vere responsabilità”.

Così Ilaria Cucchi, a margine del Premio Nazionale Paolo Borsellino, ha commentato le parole del comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri. Il generale Nistri in una lettera a Repubblica ha affermato che i colpevoli della morte del giovane non potranno più indossare la divisa.

“Mi sento per la prima volta di potermi alzare la mattina senza l’esigenza di dovere chiedere scusa a mio fratello – ha proseguito Ilaria Cucchi – Ora siamo in una fase diversa, in cui finalmente la giustizia sta facendo il suo corso. Siamo andati avanti continuando a credere nelle istituzioni – ha aggiunto la donna – e credo che ciò che abbiamo fatto in questi anni sia la dimostrazione che noi siamo una famiglia perbene e che merita rispetto”

A Pescara, sala consiliare del municipio gremita di gente, in occasione della cerimonia conclusiva del Premio nazionale “Paolo Borsellino”  con la consegna dei riconoscimenti ai vincitori dell’edizione 2018.

Il presidente onorario del premio Giovanni Legnini ha selezionato insieme al procuratore della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho i vincitori ai quali sono stati consegnati oggi, 27 ottobre, i riconoscimenti del Premi0 che porta il nome del magistrato siciliano ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992 in via d’Amelio a Palermo.

I premi quest’anno sono stati attribuiti a Lia Sava, procuratore generale di Caltanissetta, Alessandra Dolci, procuratore aggiunto a Milano, Giovanni Musarò magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Roma, Filippo Spiezia membro italiano di Eurojust, Giovanni Impastato, fondatore di “Casa Memoria”, Francesco Misiti, questore di Pescara, Antonio De Iesu, questore di Napoli, i giornalisti Marilena Natale, della Gazzetta di Caserta, Daniele Piervincenzi, di Rai 2, Klaus Davi, editorialista del gruppo Mediaset.

Il Premio cultura della legalità è stato conferito a Giovanna Boda, direttore generale della Direzione per lo Studente del Miur, alla scrittrice premio Campiello Donatella Di Pietrantonio, a Michela Ridolfi del Corecom Abruzzo e a Filippo Lucci del Corecom Italia, alla giornalista della Rai Angela Trentini Gronchi, ad Andrea Manzi, presidente dell’associazione “Ultimi”, protagonista di  iniziative in difesa dei diritti degli ultimi e contro le attività criminali, al regista Alessio Cremonini, a Shel Shapiro, all’anagrafe Norman David Shapiro, testimonial di Change Onlus, la Fondazione Aspremare e Hanuman Onlus.

Tra le personalità che hanno consegnato i riconoscimenti ricordiamo: don Aniello Manganiello, garante del premio, Federico Cafiero De Raho, il vice capo vicario della polizia di Stato Luigi Savina e il presidente della Corte d’appello dell’Aquila Fabrizia Francabandera.

Il procuratore generale di Caltanisetta Lia Sava ha affermato che  “Non si spara più quanto un tempo, però ci sono segnali minacciosi che ci impongono di essere particolarmente accorti. Pensiamo a tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni in Sicilia e in particolare nei confronti di magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine, impegnati in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata.Sicuramente la mafia di fronte alla quale ci troviamo è una mafia fluida più pericolosa, perchè si infiltra in tutti i settori e quindi richiede delle capacità investigative molto sofisticate per cercare di individuare gli epifenomeni che poi dobbiamo andare a colpire e contrastare”.

Il pm di Roma Giovanni Musarò, rispondendo ad una domanda sulle situazioni di illegalità nella Capitale messe in evidenza dall’omicidio di Desiree Mariottini, ha detto che “Ognuno deve fare la sua parte. Per quanto riguarda la Procura di Roma, abbiamo un gruppo che si occupa di reati sessuali, coordinato da un aggiunto che a livello nazionale è uno dei maggiori esperti in materia. Il problema, in una città come Roma, è far comprendere che determinati sistemi organizzativi sono mafiosi, perché ovviamente a Roma non si può pretendere che un’organizzazione abbia lo stesso controllo del territorio che può avere una cosca di ‘ndrangheta in un piccolo paese in provincia di Reggio Calabria. Però, ferma restando la presunzione di non colpevolezza prima di sentenze definitive, l’impressione è che si stiano facendo grossi passi avanti e dunque siamo fiduciosi. Iniziamo ad avere riconoscimenti ad Ostia, ci sono anche sentenze definitive grazie al lavoro che hanno fatto i colleghi, recentemente abbiamo avuto l’ordinanza sui Casamonica, confermata dal riesame, che ha riconosciuto l’associazione mafiosa e su Mafia Capitale c’è una sentenza importantissima. A Roma, come in altre realtà, c’è sia il problema dell’espansione delle mafie storiche al di fuori di Sicilia, Calabria e Campania, e sia il problema del modello mafioso realizzato da gruppi autoctoni come gli Spada, i Casamonica, ma anche come le realtà viste in atto con Mafia Capitale”.

Il servizio del Tg8

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.