Porto di Pescara, è di nuovo emergenza dragaggio

Ormai non si contano più le volte in cui l’insabbiamento dei fondali ha scatenato conseguenze economiche e polemiche politiche, eppure al porto di Pescara è di nuovo emergenza dragaggio.

Secondo il vecchio detto “la storia è maestra di vita” ogni essere umano, e forse pure animale, dovrebbe trarre opportuni insegnamenti dalle proprie esperienze, errori compresi, attrezzandosi meglio per il futuro. Sarà. Eppure, forse per confermare l’altro vecchio detto – l’eccezione conferma la regola – quando si parla di dragaggio del porto di Pescara, l’esperienza annega in una pozzanghera, ossia in quel che resta dei fondali. Questo per dire che, nonostante tutto – marineria in ginocchio, petrolieri in fuga, catamarano Snav che volta le spalle schifato – nessuno sembra aver imparato un bel niente e dragaggio continua a fare rima con miraggio. Tradotto in termini economici significa che sul porto è inutile investire, tanto ogni euro che ci butti su finisce insabbiato giù, nel fiume, ricoperto da uno spesso strato di fango. La considerazione è alla base anche della paventata fuga di Sabatino Di Properzio (ad della società di servizi petroliferi Abruzzo costiero), il quale stanco di aspettare un seppur mini dragaggio costantemente procrastinato sta pensando di lasciare il porto al suo triste destino e fare vela su altri e più accoglienti lidi. Ortona, per esempio, o addirittura Falconara, sempre che prima si sappia a quale autorità portuale chiedere l’autorizzazione, visto che, tanto per non farci mancare nulla, non è ancora chiaro sotto quale ala stiamo, se Ancona come dice il Governo o Civitavecchia come vuole D’Alfonso.

“I miei clienti – ci ha dichiarato Di Properzio – non vogliono più Pescara, le compagnie petrolifere preferiscono cambiare porto perché l’assenza totale di  programmazione blocca l’organizzazione del lavoro e paralizza i tempi tra uno scarico e l’altro. Non si può chiedere loro di noleggiare una nave senza sapere se, quando e dove potrà attraccare. L’ultima petroliera vista da queste parti e l’ultima ad essersi incagliata, è la Galatea, scappata via a metà luglio. Il dragaggio annunciato per il 18 agosto – conclude Di Properzio – è ancora fermo, in porto non si vedono né draghe né lavori”.

Inevitabile a questo punto che al rimpianto imprenditoriale per l’incapacità di gestire l’emergenza e programmare il futuro si aggiunga anche la polemica politica, con l’opposizione che accusa Comune e Regione di colpevole ritardo nell’applicazione del piano portuale.

“Al di là degli slogan e degli incontri romani con il Ministro delle Infrastrutture Delrio – scrivono in una nota i consiglieri Guerino Testa, Alfredo Cremonese e Massimo Pastore – il porto di Pescara continua ad avere innumerevoli problemi non risolti. Il colpevole disinteresse da parte di D’Alfonso e del duo Del Vecchio/Alessandrini oltre ad aver provocato la defezione della Snav adesso rischia seriamente l’allontanamento anche delle compagnie petrolifere che potrebbero dirottare i carichi dello loro navi su altri scali come quello di Ortona o addirittura su altri porti fuori Abruzzo. Tutta questa inerzia sta creando seri problemi agli operatori economici ed alla marineria pescarese ed il tempo perso avrà degli effetti difficilmente sanabili in futuro. Per evitare la chiusura del porto di Pescara, infrastruttura fondamentale ed imprescindibile, Comune e Regione, immediatamente, devono impegnarsi per garantire il dragaggio, devono fare chiarezza sull’inizio dei lavori in modo da dare la possibilità agli operatori economici di poter organizzare e programmare le proprie attività. Ancora una volta il centrosinistra ha dimostrato di non saper affrontare questioni fondamentali per lo sviluppo del nostro territorio”.

Sull’argomento è intervenuto anche il capogruppo regionale di Forza Italia, Lorenzo Sospiri:

“Le petroliere – scrive Sospiri – abbandonano definitivamente il porto di Pescara e sacramentano il fallimento totale del Presidente D’Alfonso e del sindaco Alessandrini sulla vicenda ‘porto’. Da giugno 2014 il Governatore continua a vendere fumo, a parlare del cantiere ormai pronto per sfondare la diga foranea, prima causa dell’insabbiamento dello scalo. Sono due anni che chiediamo chiarezza sul Piano regolatore portuale, anch’esso insabbiato al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici per l’incapacità della giunta Alessandrini a rispondere a delle semplici osservazioni. E mentre a Pescara si fanno le chiacchiere su Ancona no, Civitavecchia sì, nell’indifferenza del Ministro Delrio, il porto si prepara a chiudere i battenti. Non lo accettiamo e non lo consentiamo: sulla vicenda presenterò un documento al fine di aprire una discussione in Consiglio regionale che faremo approdare anche a Roma. Prima è toccato alle navi passeggeri – ha elencato il Capogruppo Sospiri -, poi al più piccolo catamarano, ora alle petroliere e alle navi commerciali che hanno chiuso i rapporti con il porto di Pescara divenuto, come previsto da noi un anno fa, completamente inaccessibile a causa dei fondali completamente insabbiati. A questo punto tra pochi giorni anche i pescherecci saranno costretti a lasciare Pescara e potremo anche chiudere la Direzione Marittima visto che Pescara diventerà una città di sabbia anziché di mare. Penso che ormai il Governatore D’Alfonso, con le sue false promesse e le sue illusioni di carta, abbia toccato il punto più basso della propria carriera istituzionale. Ricordo quando due anni fa proprio il Presidente D’Alfonso si dichiarò pronto ad armarsi di piccone per abbattere subito, entro sette giorni al massimo, la diga foranea: sono passati all’incirca 904 giorni di governo e, non solo la diga foranea è sempre ferma dinanzi alla foce del Pescara, non solo il mare di Pescara è perennemente non balneabile, ma Regione e Comune sono ancora fermi alle carte del nuovo Piano regolatore portuale, praticamente le calende greche. Non basta: secondo il sempre-ottimista Governatore a settembre scorso il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici avrebbe definitivamente licenziato, seppur con qualche prescrizione, il Piano, consentendo l’apertura del cantiere per l’apertura della diga foranea, e invece anche questa previsione è stata clamorosamente smentita dai fatti. Il Piano non c’è, in compenso la città ha speso quasi 100mila euro in consulenze per rimediare agli errori del centro-sinistra. E comunque l’iter è tutt’altro che concluso: seppure oggi il Consiglio dovesse approvare l’intervento, comunque tutto dovrà tornare alla Commissione di Via, che dovrà pronunciarsi entro 45 giorni, e solo dopo il Provveditorato alle Opere pubbliche potrà approvare il faldone e potranno concludersi le procedure della gara d’appalto per l’apertura della diga foranea. Appalto che, e qui siamo al paradosso, è stato già realizzato: a maggio scorso, infatti, il Governatore D’Alfonso ha approvato in giunta la presa d’atto dell’esito della gara d’appalto per la diga foranea, aggiudicata alla Ador.Mare Srl di Palermo, ovvero ha aggiudicato i lavori per la realizzazione di un’opera virtuale, prevista solo nel nuovo Piano regolatore portuale, ovvero ha appaltato un cantiere-fantasma. E mentre a Pescara si fanno le chiacchiere, mentre per giorni si dibatte su una decisione ormai già assunta dal Ministro Delrio, ovvero il passaggio dei porti abruzzesi sotto l’Autorità portuale di Ancona, anch’esso un fallimento del Governatore D’Alfonso, gli operatori economici se ne vanno, consapevoli che il dragaggio previsto di appena 15mila metri cubi di sabbia sarà assolutamente inutile, come togliere acqua dall’oceano con un cucchiaio. Il nostro porto sta morendo e non possiamo accettarlo – ha insistito il Capogruppo Sospiri -. Presenterò un documento per aprire la discussione in Consiglio regionale e costringere l’ottimista Presidente D’Alfonso a fare un’operazione verità, mostrando le carte e non le chiacchiere, pronti ad andare anche a Roma per individuare gli strumenti utili per salvare il nostro scalo”.