Omicidio Vasto: Di Lello processato per direttissima tra 4 giorni

Dopo aver sentito Fabio Di Lello, la Procura ha chiuso le indagini sull’omicidio di Vasto e ha ottenuto il rito direttissimo. Tra 4 giorni si va in Assise. Contestata la premeditazione.

Inizierà giovedì prossimo 2 marzo in Corte d’Assise il processo con rito direttissimo a carico di Fabio Di Lello, il 33enne vastese in carcere da 26 giorni per l’omicidio di Italo D’Elisa (22 anni, anch’egli di Vasto), l’uomo che investì mortalmente sua moglie Roberta Smargiassi. L’inizio del processo è previsto per le ore 10 e il collegio della Corte d’ Assise di Lanciano sarà composto dai giudici togati Marina Valente, presidente, e Andrea Beli, a latere. Imputato è il panetterie vastese Fabio Di Lello dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario premeditato per aver esploso ed ucciso D’Elisa con tre colpi di pistola calibro 9 per vendicare l’investimento mortale, la scorsa estate, della moglie Roberta Smargiassi. Domani inoltre l’ufficio gip di Lanciano provvederà al sorteggio dei sei giudici popolari, più una riserva, che completeranno la composizione della Corte d’ Assise.

Dopo aver sentito nei giorni scorsi l’indagato, che si è detto pentito per aver compiuto il delitto, il Procuratore Capo Giampiero Di Florio e il sostituto Gabriella De Lucia hanno chiuso l’inchiesta e chiesto, ottenendolo dal Gip Caterina Salusti, il rito direttissimo. In questa vicenda ci sono, secondo i magistrati, gli elementi sufficienti per portare Di Lello in Corte D’Assise già tra 4 giorni: la flagranza e il mancato decorso dei 30 giorni dall’evento.

Pochi dubbi da parte degli inquirenti anche sull’ipotesi di reato che verrà contestata: omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. A sorreggere il pesante capo di imputazione che potrebbe significare carcere a vita per Di Lello, una serie di elementi emersi dalle indagini, che inequivocabilmente, a parere dell’accusa, attestano che l’indagato avesse elaborato da tempo la scelta di farsi vendetta da solo: l’acquisto di una pistola a settembre, le esercitazioni al poligono di tiro, la donazione dei suoi beni ai genitori e persino -per uccidere D’Elisa- la scelta del giorno in cui sarebbe dovuto nascere il figlio che aspettava con la moglie Roberta.

Nel processo in Corte D’Assise la difesa di Di Lello tenterà di confutare queste conclusioni, e chiederà termini a difesa, riservandosi di reiterare la richiesta di una perizia psichiatrica sull’omicida, affermando la tesi di uno stato confusionale patologico che avrebbe determinato il delitto.

 

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.