Nuotare a L’Aquila, la bellissima lettera di un’atleta

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di un’atleta che pratica nuoto a L’Aquila: “Aiutateci a sognare”.

 

Domenica scorsa, dopo sette mesi, sono tornata a gareggiare con alle spalle cinque allenamenti al mese e un pizzico di nostalgia.
Non farlo per tutto questo tempo è stato come togliermi linfa vitale.

In occasione delle gare che si sono tenute nella mia città ho deciso di darmi la possibilità di tornare in vasca con leggerezza, spirito di gioco e una voglia matta di dimostrarmi ancora all’altezza di questo sport; perché il nuoto è spietato, non ti lascia scampo, perdere un giorno di allenamento vuol dire ritrovarsi dieci passi indietro e recuperare, parola mia, non è mai semplice.

Vaglielo a spiegare alla gente di cosa abbiamo bisogno noi nuotatori…
Sono stati 3 mesi infernali in cui giorno dopo giorno ci chiedevamo “Dove nuoteremo domani?”. Perché ci hanno portato via la nostra piscina e con essa una parte di noi.
La perseveranza, il sacrificio, la voglia di faticare piano piano si stanno spegnendo. Anche i più caparbi e tenaci si ritrovano a dire “oggi non ho voglia di nuotare” e se un atleta oggi non nuota, domani dovrà fare il doppio del sacrificio. Se un atleta oggi non nuota, chissà se domani nuoterà. Se oggi non nuota chissà dove lo troveremo fra sette mesi.

Domenica ho gareggiato nella stessa piscina Comunale cittadina che non è disposta a darci abbastanza corsie in orari consoni alla nostra età e al nostro progetto tecnico. La stessa che ci offre il minimo indispensabile, peraltro in orari assurdi, per far restare la mia squadra in piedi e che ha messo a disposizione di un’altra società “sfollata” come la nostra di tutto ciò di cui necessita. Niente per noi.
In palio per i primi classificati di ogni gara c’era la medaglia d’oro e la t-shirt dell’evento organizzato proprio da una delle società gestori della piscina Comunale. Una mia compagna di squadra dopo la premiazione ha detto “Avrei voluto gridargli dammi le corsie invece della maglietta!”.
Sì, perché sul primo gradino c’era proprio lei, una ragazza che non riesce ad allenarsi in condizioni ottimali e che sopporta rinunce e sacrifici per arrivare col doppio del lavoro su quel podio. Caparbia e tenace, non ha sempre voglia di nuotare. Perfetta figura rappresentativa del “domani smetto” (come biasimarla ogni giorno sballottata da una piscina all’altra o ficcata dentro una vasca fino alle dieci di sera) ma poi non smette mai.
Eppure lei è lì, su quel podio, più in alto di tutti, a ricordarci che dove non arriva il fisico, la mente e lo spirito, ci arriva il cuore. Quello che ogni giorno spremiamo per farci andare giù questa situazione e continuare a nuotare, poiché l’alternativa è smettere per sempre.
Non è lo stesso cuore che batte per permetterci di riaprire la nostra piscina. Dunque oggi l’appello va al cuore, il messaggio è di compassione e la speranza è che esistano persone buone, solidali.

Domenica mentre mi cambiavo nello spogliatoio ho parlato con una ragazza che non vedevo da tempo, lei non nuota a L’Aquila, ci incontriamo in occasione delle gare e ci conosciamo da molti anni. Mi ha chiesto se questo periodo mi stavo allenando e le ho fatto la stessa domanda. Di tutta risposta mi ha raccontato di come a vent’anni ha riscoperto la gioia della fatica, del duro lavoro, dell’impegnarsi il triplo di quando aveva quindici anni, dell’allenamento. Mi ha detto “Oggi, a vent’anni, ho scelto di godermi tutto quello che non ho mai potuto fare” e lì ho capito. Ha scelto di impegnarsi e crederci perché con la maturità dei vent’anni riuscire a porsi degli obiettivi e raggiungerli, in questo caso nello sport, ti smuove dentro qualcosa. Capisci che quello che stai facendo lo fai per te e basta, non vuoi vincere o andare forte, vuoi nuotare ed emozionarti nel farlo. Vuoi gareggiare e sentirti appagato e sorridi perché hai finalmente capito che sedici anni fa, su quel bordo vasca, con quei braccioli, gli occhialini colmi d’acqua e i capelli mezzi fuori dalla cuffia, il tuo obiettivo non era diventare un campione, ma innamorarti e non smettere mai. Ci sono riuscita, il nuoto è l’amore di una vita.

Purtroppo ad oggi questa mia riflessione resta nero su bianco. Non ho la stessa fortuna di quella ragazza, posso solo sfiorare quell’emozione. Mi rattrista pensare che molti ragazzi della mia squadra non riusciranno mai a provare tutto questo perché ben presto si stuferanno.

In questi giorni sono giunte al Sindaco le lettere da parte di atleti, genitori e società in cui si espongono i disagi che stiamo provando. A quanto sembra qualcuno si sta mobilitando per la causa ma la strada è ancora lunga. Siamo disposti ad attuare tutto quello che può servire per accelerare le pratiche dato che nell’ultimo mese nulla è cambiato. Siamo qui a chiedere di ridare lavoro a dei dipendenti e una piscina a dei ragazzi che nuotano e nel frattempo una sistemazione stabile altrove.

Non smetterò mai di reagire a questa situazione, circa un mese fa scrissi una lettera di protesta e un appello di speranza, oggi il tono è diverso. Aleggia più rassegnazione, meno fiducia e al contempo aumentano diffidenza e incertezza. Siamo stanchi. Vogliamo che la nostra voce venga udita, che sia fatta chiarezza sui fatti e che quest’ultimi diventino concreti.
Voglio nuotare… Vogliamo nuotare… e non perderci in queste infauste questioni che consumano piano piano la nostra voglia di allenarci. Non ricordo neanche più come si fa l’atleta felice e sereno.

Domenica scendere in acqua è stata un’emozione fortissima. Auguro a tutti i miei compagni un giorno di riuscire ad avere questo nobile rapporto con il nuoto. A spaventarsi inizialmente, poi giù la testa a sentire il paradiso. Riaprite la nostra piscina, fateci nuotare, aiutateci a perorare la nostra causa.
Fatecelo godere questo paradiso!!

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.