Corruzione in Marsica, un arresto a Balsorano, 15 indagati

Corruzione in Marsica. Operazione della Polizia di Stato. Per gli appalti del Comune di Balsorano, arrestato il dirigente dell’ufficio tecnico. 15 in tutti gli indagati.

In corso da questa notte nel territorio marsicano, una operazione di polizia giudiziaria, condotta dagli uomini della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura della Repubblica di Avezzano e dal sostituto Piero Savelli, in esecuzione di una ordinanza del gip del tribunale marsicano relativa a reati di “corruzione” e “turbata attività degli incanti”. Coinvolti alcuni amministratori locali, liberi professionisti e titolari d’imprese private. L’inchiesta riguarda in particolare gli appalti del Comune di Balsorano.

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Arrestato il responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Balsorano, l’ingegnere Pietro Mazzone (nella foto), con le accuse di corruzione e turbativa degli incanti. Mazzone, agli arresti domiciliari, attualmente ricopre anche la carica di sindaco di Campoli Appennino (Frosinone), paese del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, noto anche per il tartufo. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avezzano ha emesso anche altre 4 misure cautelari di divieto di dimora nel comune di Balsorano per altrettanti imprenditori.

Più in particolare, sono state eseguite un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari (Pietro Mazzone, di anni 58, dipendente comunale), tre divieti di dimora dal Comune di Balsorano (T. S. R., di anni 44, all’epoca dei fatti assessore, C. G., di anni 60, amministratore comunale, G. A., di anni 36, imprenditore) e due divieti di dimora dal Comune di Balsorano con la contestuale sospensione dalla professione per 12 mesi (M. A., di anni 53, libero professionista, T. A., di anni 48, libero professionista).

C’è anche la manutenzione delle lampade votive dei cimiteri tra gli appalti truccati finiti al centro dell’operazione della Squadra Mobile dell’Aquila nel comune marsicano di Balsorano che oggi ha portato un tecnico comunale agli arresti domiciliari.

La squadra Mobile de L’Aquila ha sottolineato che “Il sistema corruttivo posto in essere dagli indagati è documentato da numerosi oggettivi elementi di prova raccolti anche avvalendosi di attività tecniche. Per gli stessi fatti, sono state denunciate in stato di libertà nove persone. L’attività degli indagati, che ha interessato più fattispecie delittuose, quali l’abuso di ufficio, la turbata libertà degli incanti, la corruzione e la falsità ideologica, si è concretizzata” -secondo gli investigatori- “in una serie di condotte tese a sviare l’azione amministrativa a beneficio di interessi particolari, alterando gare di appalto e procedure pubbliche, falsificando documenti e assumendo accordi corruttivi.

Sostanzialmente, quei dipendenti pubblici, per finalizzare il disegno criminoso, hanno formato -sempre per l’accusa-  atti amministrativi diretti a favorire i titolari delle imprese nell’assegnazione di appalti inerenti l’affidamento di servizi e lavori pubblici, quali: la 1) “manutenzione delle lampade votive cimiteriali; 2) gli incarichi di direzione lavori di completamento riqualificazione urbana delle aree di proprietà dell’ente comunale; 3) la costruzione di un nuovo plesso scolastico e dismissione dei preesistenti edifici delle scuole media e materna”.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.