L’Aquila: prete ricattato per sms hard, giovane condannato

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Si è concluso il primo atto di un caso che aveva scosso L’Aquila, quello del prete ricattato per scambio di sms hard. Uno studente israeliano nato a Nazareth è stato condannato per estorsione.

E’ andata così, almeno secondo quella che si dice verità processuale: un giovane israeliano, ospite di una Casa dello studente gestita dalla Curia aquilana, è stato condannato per aver estorto danaro all’allora parroco di San Raniero di Civita di Bagno, don Luigi Abid Sid, con la minaccia di divulgare alcuni sms a luci rosse che i due si erano scambiati. Un ricatto che il sacerdote si stancò di subire e che decise di denunciare alla polizia, anche se questo avrebbe avuto come conseguenza inevitabile l’abbandono dell’incarico. “San Carlo BorromeoUna volta andati a processo, con rito abbreviato, lo studente israeliano Mehrez Amara è stato riconosciuto colpevole di estorsione dal giudice per le udienze preliminari del tribunale aquilano Guendalina Buccella, che lo ha condannato a due anni e mezzo di reclusione. Pena identica era stata chiesta dal pm Simonetta Ciccarelli, mentre la difesa puntava alla derubricazione del reato in truffa. La vicenda scosse molto la Curia aquilana, fu proprio l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi a spingere il parroco a lasciare l’incarico – scelta comunque obbligata dal diritto canonico – per rispondere al “bisogno di trasparenza e lealtà verso la comunità ecclesiale e sociale”. Il giovane venne incastrato da una trappola tesa dallo stesso parroco e dalla squadra mobile: il sacerdote gli dette appuntamento all’Aquilone per consegnargli la somma richiesta, ma sul posto c’erano anche gli agenti che lo arrestarono ipso facto. Allo studente israeliano venne sequestrato il cellulare, il cui contenuto è stato portato all’attenzione dell’aula del tribunale. Anche il cellulare del sacerdote fu esaminato, ma dello scambio di sms hard non è stata trovata più traccia. All’epoca, nella comunità aquilana si parlò molto di quei messaggi sessualmente espliciti, il cui contenuto scabroso aveva fornito un arma di ricatto notevole nelle mani dello studente 28enne, Mehez Amara.