L’Aquila, ex rettore Di Orio ai servizi sociali

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha concesso la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali all’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, che era recluso da circa tre mesi nel carcere romano di Rebibbia.

Di Orio era in carcere per scontare la condanna a due anni e sei mesi per il reato di induzione indebita nei confronti del professore dello stesso ateneo Sergio Tiberti, con il quale in passato aveva buoni rapporti. Per effetto della decisione dei giudici di Sorveglianza arrivata dopo l’udienza camerale di ieri durante la quale la Procura generale ha espresso parere favorevole alle istanze dei difensori, Di Orio, nel pomeriggio è stato scarcerato ed è tornato nella sua casa di Roma. L’ex rettore sconterà la pena, nettamente mitigata, nella comunità di Sant’Egidio a Roma e presso l’associazione “Veronica Gaia Di Orio”, fondata dallo stesso ex rettore in memoria della figlia scomparsa in giovanissima età qualche anno fa. I suoi legali, Mauro Catenacci, del foro di Teramo, e Guido Calvi, del foro di Roma, ex componente del Csm, ieri avevano chiesto la scarcerazione con la concessione dei servizi sociali o, in subordine, degli arresti domiciliari. Per Di Orio, 71 anni, per una decennio a capo dell’Ateneo, le porte del carcere si sono aperte, pur essendo la pena inferiore ai tre anni, per la recente legge “Spazzacorrotti”, che per condanne legate a reati come l’induzione indebita, tecnicamente, prevede la detenzione anche per gli imputati con più di 70 anni, come accaduto all’ex governatore della Lombardia ed ex senatore, Roberto Formigoni, ora ai domiciliari. In questi casi, i giudici hanno applicato retroattivamente la norma. “Siamo assolutamente soddisfatti, anche commossi, per l’affidamento in prova ai servizi sociali del nostro assistito – hanno spiegato a caldo i legali dell’ex rettore -. Si è riconosciuta l’assoluta inapplicabilità nei confronti del professor Di Orio della cosiddetta ‘Spazzacorrotti’ che ha fatto scattare il carcere, una misura, secondo noi, del tutto inadeguata ed abnorme rispetto all’entità dei fatti accertati in giudizio. La speranza è che ora la Corte costituzionale faccia giustizia di questa legge o comunque indichi criteri interpretativi più umani e corretti. Questo per i tanti cittadini che sono ancora nella stessa situazione in cui si è venuto a trovare il professor Di Orio – hanno concluso Catenacci e Calvi.

In primo grado, l’ex rettore era stato condannato a tre anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici per aver indotto il suo ex amico Tiberti, a consegnargli denaro non dovuto oltre a regali, anche molto costosi, per diverse decine di migliaia di euro. Tra i due si è innescato un duro contenzioso giudiziario. In Appello la pena è stata ridotta a due anni e sei mesi per la prescrizione di alcuni reati, la Cassazione ha confermato la condanna giudicando inammissibile il ricorso.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.