Lanciano, Maio in tribunale, chieste condanne per dirigenti Virtus

In un processo per una lite di famiglia divenuto un caso penale, a Lanciano i Maio (dirigenti della Virtus) alla sbarra: chieste condanne per Francesco, Valentina e Guglielmo.

Gli imputati per i quali sono state richieste le condanne sono Francesco Maio, patron della Virtus Lanciano (2 anni e 4 mesi), i figli Valentina (nella foto) e Guglielmo, presidente e vice (1 anno e 6 mesi a testa), il team manager Guerino Diomede e Vincenzo Fiore (8 mesi ciascuno).
Il processo riguarda una lite di famiglia per il possesso di quote della holding “Guglielmo Maio”, operante nel settore rifiuti. Il pm Anna Benigni ha chiesto le responsabilità penali per 5 su 7 imputati. Reati minori prescritti per i restanti imputati Francesco Laterza e Francesca Maio, figlia di Giovanni Maio. Quest’ultimo denunciò la sua estromissione dalla “Guglielmo Maio”, e da altre società, detenuta con il fratello Francesco Maio. Da qui partì l’inchiesta per presunti reati societari, truffa e appropriazione indebita. Il processo terminerà lunedì 18 gennaio, dopo le repliche, con la sentenza del tribunale collegiale di Lanciano. Giovanni Maio ha chiesto danni per 5 milioni di euro, altri 5 milioni sono stati chiesti dalla moglie e dalle due figlie. Il processo deve riguarda anche presunti reati finanziari, infedeltà patrimoniale ed evasione fiscale per quasi 700mila euro per gli anni 2006 e 2007, oltre a illecite sponsorizzazioni alla Virtus Lanciano e alla Volley Jogging (in Puglia), per un totale di 5 milioni di euro. I difensori contestano la ricostruzione della procura frentana e hanno chiesto l’ampia assoluzione per tutti gli imputati, sostenendo la totale correttezza delle operazioni.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.