Inchiesta Ato: sentenza rinviata al 6 giugno

Tribunale-Pescara

Inchiesta Ato: la sentenza del tribunale di Pescara per il processo sul cosiddetto “partito dell’acqua”, che si sarebbe creato in Abruzzo nell’ambito dell’Ato numero 4 pescarese, slitta al 6 giugno a causa dello sciopero nazionale degli avvocati penalisti.

Lo sciopero è stato indetto dall’unione delle camere penali per tre giorni, da oggi a giovedì, per protestare contro l’ipotesi di ampliamento dei termini di prescrizione e del ricorso delle videoconferenze nei processi.

Sono undici gli imputati del procedimento, tra cui: l’ex presidente dell’Ato Giorgio D’Ambrosio; il professor Luigi Panzone; l’ex sindaco di Montesilvano (Pescara) Pasquale Cordoma e l’ex sindaco di Francavilla (Chieti) Roberto Angelucci. Sono accusati a vario titolo di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e violazione dell’articolo 97 della Costituzione. I fatti contestati dalla magistratura risalgono al periodo tra il 2003 e il mese di dicembre 2007; sotto la lente d’ingrandimento della procura ci sarebbe un utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’Ato per fini propri.

Nell’udienza dell’8 marzo scorso per sette degli undici imputati, il pm Barbara Del Bono aveva chiesto una condanna pari complessivamente a 20 anni e 9 mesi di reclusione e in particolare sei anni per D’Ambrosio; cinque anni per il professor Luigi Panzone; quattro anni e tre mesi per il dirigente Ato Nino Pagano; un anno e sei mesi ciascuno per Pasquale Cordoma, Roberto Angelucci e Gabriele Pasqualone, ex componente cda Ato; un anno per il dirigente Ato Alessandro Antonacci. Si tratta di richieste di condanna riconducibili solo ad alcuni capi di imputazione, perché per altri reati il pm ha chiesto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione o l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Chiesto inoltre dall’accusa il non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Vincenzo Di Giamberardino, ex dipendente Ato, e Fabio Ferrante, dipendente Ato; per Franco Feliciani, ex componente del cda Ato, è stata invece chiesta l’assoluzione perché il fatto non sussiste, in riferimento ad alcuni reati e la prescrizione per altri. Assoluzione chiesta anche per l’imprenditore Ercole Cauti perché il fatto non sussiste.