Tribunale presieduto da abruzzese investe Consulta su eterologa coppia lesbiche

E’ stato il tribunale di Pordenone, presieduto dall’abruzzese Lanfranco Tenaglia, ad investire la Corte Costituzionale sul primo ricorso in Italia contro il divieto di procreazione assistita a due persone dello stesso sesso.

A ricorrere è stata una coppia di donne lesbiche, residenti in provincia di Pordenone,  contro la locale Azienda sanitaria che ha applicato il divieto all’accesso alla procreazione medicalmente assistita nei confronti di persone dello stesso sesso, come disposto dalle legge 40 del 2004. E il Tribunale di Pordenone, presieduto dal giudice abruzzese Lanfranco Tenaglia (nella foto), già parlamentare e membro del CSM, ha deciso che sarà la Consulta ad affrontare, per la prima volta, la questione della fecondazione assistita alle coppie omosessuali.

Tenaglia, parla di “una decisione molto importante su una questione delicatissima: viene investita la Corte Costituzionale sulla presenza di un’eventuale lesione dei principi costituzionali, in presenza di una legge che consente solo a coppie eterosessuali di accedere alla procreazione assistita”. E prevede una attesa di 12/18 mesi per la pronuncia. Il giudice Maria Paola Costa ha ritenuto nel dispositivo di rinvio alla Consulta “rilevante e non manifestamente infondata la questione posta”

“La Corte Costituzionale è già intervenuta due volte in passato su questa legge, sdoganando l’eterologa. Siamo fiduciosi sull’accoglimento della nostra istanza e sul riconoscimento dell’orientamento secondo il quale negare questa procedura alle coppie omosessuali è una discriminazione inaccettabile”, è stato il commento della legale della coppia Maria Antonia Pili. “Se sarà il caso la nostra battaglia approderà alla Corte europea per i diritti umani”.

Esulta anche l’Associazione Luca Coscioni, da anni in prima linea per abolire la 40 del 2004. “Una legge che impedisce di fatto le buone pratiche mediche della fecondazione assistita in Italia e contro la quale l’Associazione si è battuta e si batte ancora oggi (dopo aver dato vita al referendum del giugno 2005) affinché venga sostituita da una disciplina più europea, laica e liberale”, dice l’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione.

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L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.