Centrale Biomasse Treglio, a giudizio i gestori

A processo i gestori della centrale a biomasse di Treglio (Ch) e dell’attiguo sansificio. Lo rende noto il sindaco Massimiliano Berghella.

“Nei giorni scorsi – dice il primo cittadino – abbiamo richiesto e ottenuto copia conforme di tutto il fascicolo inerente l’inchiesta sugli impianti. Duemila pagine…”.

In esse e’ contenuto anche il decreto di citazione a giudizio emesso dal pubblico ministero di Lanciano Francesco Menditto, nei confronti di Enrico Vecere, nato a Sant’Elia a Pianisi (Campobasso) nel ’46 e residente a Lanciano, e di Antonio Vecere, nato a Lanciano nel ’72 ed ivi residente.

I due dovranno comparire in aula, per il processo, il 16 novembre prossimo, per reati ambientali. Parti offese il ministero dell’Ambiente e il Comune di Treglio. “Che – afferma il sindaco – si costituira’ parte civile”.

Le accuse

Antonio Vecere, quale legale rappresentante della Gestione Calore Treglio srl, e’ accusato di aver installato la centrale a biomasse di localita’ Paglieroni, “in assenza delle prescrita autorizzazione (a bruciare rifiuti), da rilasciare per capacita’ superiore a 10t/giorno, ovvero della procedura di Via per capacita’ superiore a 100 t/giorno”. Inoltre, pur in possesso di autorizzazione che consentiva di bruciare combustibili “bruciava rifiuti rappresentati dalla sansa di oliva prodotta dal Sansificio Vecere srl di cui non veniva attestata la conformita’” e bruciava rifiuti diversi da quelli previsti progettualmente”. Inoltre “consentitva il trasporto e lo smaltimento delle ceneri senza autorizzazione”. Enrico Vecere, quale legale rappresentante del Sansificio Vecere srl, impianto per l’estrazione e la raffinazione degli oli di sansa e di oliva, “dopo aver prodotto ceneri qualificabili come rifiuti non pericolosi ne consentiva il trasporto e lo smaltimento senza la prescritta autorizzazione” e “non rispettava le prescrizioni previste, producendo emissioni di monossido di carbonio non consentite”. “Permessi inesistenti o insufficienti ed emissioni oltre i limiti – dice Berghella -: una situazione che si e’ protratta a lungo e a cui la magistratura per fortuna ha dato lo stop. Adesso gli impianti sono chiusi perche’ sotto sequestro, sigillati dalla Procura. I titolari piu’ volte ne hanno richiesto il dissequestro ma e’ stato loro negato.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.