L’Aquila, Accord Phoenix apre le porte dello stabilimento

Le fondamenta sono state risistemate, il terreno scavato per tre metri di profondità per poter fissare alcune macchine, il tetto ricostruito da capo e innalzato di alcuni metri, anch’esso per dare spazio al grande braccio meccanico di uno dei mezzi che fanno parte di un impianto industriale complesso, costituito da tre sistemi di produzione.

Un lavoro enorme, necessariamente lungo e lento, quello che l’Accord Phoenix, l’azienda per la rigenerazione dei materiali elettronici – e non per il riciclo dei rifiuti elettronici, come ha spiegato il suo presidente, l’imprenditore inglese Ravi Shankar – ha avviato e portato quasi a conclusione dall’inizio della primavera. Tre mesi di lavori per stravolgere quello che un tempo era una delle fabbriche più importanti del centro sud. Peccato non aver potuto riprendere con le telecamere gli impianti rinnovati, per contrarietà della proprietà. A spiegarne le caratteristiche proprio il presidente dell’Accord Phoenix, Shankar, che ha voluto aprire le porte dello stabilimento per mostrare alla città, alla stampa, ai lavoratori e ai sindacati che dopo anni di contrattazioni si è arrivati finalmente a un passo dall’avvio delle attività. Rallentate a dire il vero dal maltempo che si è protratto sino al giugno.

L’azienda si occuperà di rigenerare monitor di computer e televisioni, telefoni, cavi e fili, vetro di lampadine e i rifiuti elettronici, da cui verranno estratti rame, alluminio e acciaio, grazie a un investimento di 48 milioni di euro di cui circa 11 provenienti dai fondi della ricostruzione e una parte dalla Legge Mancia. L’Accord Phoenix sorge sulle ceneri di quello che era l’ex polo elettronico dell’Italtel che dagli anni 70 agli anni Novanta ha dato lavoro a migliaia di lavoratori del comprensorio. Poi la crisi economica.

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Il servizio del Tg8: